To put Segovia’s work at the core of one’s own musical research – as done by Andrea De Vitis in this CD – is something slightly poetic. Such a choice indicates a wish of continuity, achieved by embracing the same attitude towards the art of guitar playing. In fact, just a few seconds of listening are enough to become aware of this guitarist not being one of the thousand, pathetic emulators of Segovia’s style who have been hopelessly trying for half a century to copy his style; this is the work of an interpreter, who is able to get closer to Segovia without running the risk of losing himself in the mist of imitation.
Ricollocare Segovia al centro della propria ricerca - come fa Andrea De Vitis - è un atto da interpretare in chiave poetica, come aspirazione a porsi in una relazione di continuità con un modo di concepire l'arte della chitarra, e bastano del resto pochi secondi di ascolto per rendersi conto del fatto che non si tratta di uno dei mille, patetici imitatori di Segovia che per più di mezzo secolo hanno tentato invano una mimesi del suo stile; è invece il caso di un interprete che si riaccosta a Segovia perché vuole e può farlo, senza il rischio di smarrirsi nell'imitazione.
